Vincere. Non c’era altra possibilità per Son Heung Min per evitare la leva militare, la tanto temuta naja. In caso di mancato successo per lui si sarebbero aperte le porte dell’esercito e della conseguente squadra dell’esercito Sangmu Sangjue per 21 mesi. Solo il successo nei Giochi Asiatici in Indonesia avrebbe consentito all’asso del Tottenham di proseguire la sua carriera agonistica da calciatore in Europa. E vittoria è stata seppur con qualche patema di troppo nell’arco dei novanta minuti regolamentari.
Una partita tirata come ampiamente preannunciato alla vigilia dell’incontro. Nella prima frazione di gioco ci sono buone occasioni soprattutto per i sudocoreani che mancano la zampata vincente, con Son che gioco abbastanza defilato. Nella ripresa non cambia di molto il canovaccio dell’incontro. La Corea del Sud attacca gestendo il possesso palla, mentre il Giappone difende sornione e riparte in contropiede.
Si va ai tempi supplementari che iniziano subito con un Son in grande spolvero. Prima sfiora la marcatura personale, poi imbecca Hwang a tu per tu con il portiere e infine serve al veronese Lee la palla che vale il vantaggio coreano al minuto 93 dell’extra time. La Corea mette alle corde il Giappone non più in grado di ripartire. Son fa incetta di palle inattive guadagnando corner e calci piazzati in zona favorevole. Proprio da una di queste occasioni nasce il raddoppio di Hwang che stacca di testa sul traversone di Son portando la Corea del Sud sul doppio vantaggio.
Ci sarebbe anche la possibilità di fare il tris per i “The Reds”, ma la precisione e la scarsa lucidità si fanno sentire. Il Giappone prova a rientrare in gara e a rendere più entusiasmanti i minuti finali. Ayase Ueda riapre la gara con 3 occasioni nel giro di due minuti. Prima centra il portiere da ottima posizione guadagnando un corner. Dalla bandierina segna di testa con la complicità della difesa sudcoreana e infine pochi istanti più tardi manca il tap-in a tu per tu con l’estremo difensore avversario Jo.
Nei minuti di recupero c’è solo il tempo per la standing ovation di Son prima del triplice fischio dell’arbitro che certifica per il calciatore del Tottenham la possibilità di giocarsi le sue chance nel calcio che conta. Addio leva militare, l’incubo è finito!